XIX Seminario internazionale di etnomusicologia. Living music: case studies and new research prospects

plus gen, 30feb, 01 2014

Living music: case studies and new research prospects

Musiche viventi: casi esemplari e nuove prospettive di ricerca

L’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati organizza, nei giorni 30-31 gennaio e 1° febbraio 2014, il  XIX Seminario Internazionale di Etnomusicologia che avrà per titolo Living music: case studies and new research prospects (Musiche viventi: casi esemplari e nuove prospettive di ricerca).


Il tema sviluppa ed estende quello affrontato nel XVIII Seminario (2013), che aveva per titolo Perspectives on a XXI century comparative musicology: ethnomusicology or transcultural musicology? (Prospettive di una musicologia comparata nel XXI secolo: etnomusicologia o musicologia transculturale?): argomento, ormai cruciale, che induce a riconsiderare la prospettiva comparativa alla luce dei drastici cambiamenti nel nostro campo di studi e a compiere un bilancio sull’etnomusicologia, sul suo status, sui suoi compiti e metodi d’indagine nonché sulla sua posizione nel quadro più generale della ricerca scientifica sulle forme e i comportamenti dell’espressione e della comunicazione attraverso i suoni. Nella scorsa edizione furono affrontate varie questioni e, in primo luogo, ci si interrogò sulla necessità di abbandonare definitivamente quella visione “etnologica” del mondo che, per ragioni più che legittime di pari dignità delle culture e delle musiche, le scienze umane hanno nel secolo scorso diffuso dappertutto a piene mani, creando anche, purtroppo, una metacultura delle “alterità” alla quale credono ormai soltanto gli operatori turistici, il popolo dei consumatori, gli estremisti etnici, i musicisti del neo folk revival e di certa cosiddetta world music. La realtà attuale è molto più complessa, anche se non meno interessante: i più diversi stili, repertori e modi di realizzazione del musicale ormai consuonano tutti, pancronicamente, in una nuova dinamica interculturale e intersoggettiva.

Di fronte a una così profonda trasformazione dell’oggetto di studio, nelle forme, nei comportamenti e nelle connotazioni sociali, ci si deve domandare in che cosa consista, oggi, la specificità dell’etnomusicologia. Nonostante sia stato spesso sottolineato come la disciplina dovesse costituirsi più per il metodo che non per l’oggetto delle ricerche, e che in teoria qualsiasi musica potesse essere affrontata con uno sguardo etnomusicologico, è un dato di fatto che ci si è soprattutto caratterizzati, sia al nostro interno che rispetto alle discipline confinanti, per il fatto di occuparsi di “certe” musiche. Fino a che punto, dunque, la trasformazione di tali musiche, il progressivo venir meno della separazione socio-culturale e dell’alterità, si ripercuote sull’identità della disciplina?

Ad esempio, è ancora giustificato un ruolo degli etnomusicologi come promotori, garanti e protettori delle “altre” musiche? E con quali motivazioni? La questione chiama in causa l’attuale statuto di oggetti e di ambiti che, ormai più per convenzione che per convinzione, chiamiamo ancora musica colta, musica popolare, musica di tradizione orale, musica elettronica e così via, o anche etnomusicologia, musicologia d’arte, musicologia contemporanea, popular musicology ecc. Certamente le loro estensioni e i loro confini sono da rivedere, dato che i percorsi storici e le mappe geo-antropiche, sociologiche e stilistiche cui facevano riferimento sono radicalmente cambiati, con una velocità che ormai supera i nostri tempi di reazione e le nostre capacità di adattamento.

La necessità più urgente sembra dunque quella di liberare l’etnomusicologia dal peso dei suoi miti di fondazione e da un ormai inammissibile attardamento nei canoni ideologici della rivoluzione antropologica compiutasi nel secolo ormai trascorso, ampiamente superati dalla realtà attuale; ferma restando, naturalmente, la possibilità di uno studio storico delle diverse culture musicali, oggi anzi accresciuta grazie ai documenti raccolti in oltre un secolo di studi etnomusicologici. A tale fine è certamente utile anche la riconsiderazione di una serie di slittamenti semantici di termini che ne hanno caratterizzato le vicende, a cominciare dalla denominazione stessa della disciplina e di tutti i termini caratterizzati dal prefisso ‘etno-‘ (o dall’aggettivo ‘etnico’), che assumono oggi un suono sinistro e una connotazione larvatamente razzista; ma altrettanto da rivedere sono nozioni ormai abusate e pericolose come “musica tradizionale” (e quale non lo è?) o “identità” (culturale, musicale, etnica ecc.). La stessa dicotomia oralità/scrittura ha ormai perso, nell’attuale quadro di trasformazioni, buona parte delle sue potenzialità euristiche; o, per lo meno, va ripensata in base alle condizioni di nuova oralità e nuova scrittura mediatiche, primarie e secondarie, soprattutto determinate dalla diffusione universale dei mezzi informatici di comunicazione di massa. L’attuale predominanza dei modi di fruizione degli eventi culturali sui loro contenuti e sulla loro specifica forma espressiva (in linea con la ben nota premonizione “il medium è il messaggio” di Marshall McLuhan) meritano in questo senso un’approfondita e meditata riflessione.

Ecco perché, ci si deve domandare in cosa consista oggi, in questo nuovo Media Evo, la specificità dell’etnomusicologia, dato che, comunque la si voglia denominare, è di una musicologia transculturale che ci si dovrà d’ora in poi occupare.

Nel Seminario 2014 tale discussione, così importante per il nostro settore di studi, proseguirà a partire da specifici casi di studio, che forniranno esempi particolarmente significativi dei concreti processi musicali (culturali, sociali) contemporanei.

Francesco Giannattasio

 

 


 

Programma

30 gennaio

mattina, ore 9.30 – 12.30

Francesco Giannattasio (Università di Roma “Sapienza”)

Introduzione al Seminario

Steven Feld (University of New Mexico)

Acoustemology: Toward a Posthumanist, Transpecies, and Cyborg Sound Studies

pomeriggio, ore 14.00 – 16.00

Jocelyne Guilbault (University of California, Berkeley)

The Politics of Musical Bonding: New Prospects for Cosmopolitan Music Studies


31 gennaio

mattina, ore 9.30 – 12.30

Giovanni Giuriati (Università di Roma “Sapienza”)

Claudio Rizzoni (Università di Roma “Sapienza”)

Giovanni Vacca (Università di Roma “Sapienza”)

Raffaele Di Mauro (Università di Roma “Tor Vergata”

Attuali ricerche in area napoletana

pomeriggio, ore 14.00 – 16.00

Maurizio Agamennone (Università di Firenze)

Flavia Gervasi (Université de Montréal)

Attuali ricerche in area salentina 


1° febbraio

mattina, ore 9.30 – 13.30

Jean-Loup Amselle (EHESS, Paris)

Métissage, branchements et triangulation des cultures

Discussione finale