Catman (black)
2010
White Bianco P marble with Black Belgian marble inlay, Carrara marble
and
stainless steel whiskers
40h x 33w x 33d cms
Photo: TBC
Courtesy: the artist and White Cube
Marc Quinn
Mostra personale
a cura di Germano Celant
La Fondazione Giorgio Cini presenta un nuovo importante progetto espositivo aperto al pubblico sull’Isola di San Giorgio Maggiore dal 29 maggio 2013: Marc Quinn, grande mostra personale a cura di Germano Celant e prodotta in collaborazione con l’artista, che vede una selezione di oltre 50 opere – tra sculture, dipinti, disegni e altri oggetti d’arte – realizzate da Marc Quinn, uno dei più noti esponenti della generazione degli Young British Artists.
Con oltre 50 opere tra cui 15 mai esposte prima,la mostra dal titolo Marc Quinn è tra le più importanti mai dedicate all’artista. Oltre a celebrare il rinnovarsi della collaborazione tra Quinn e Celant (che risale all’esposizione Garden organizzata da Fondazione Prada a Milano nel 2000), Marc Quinn segna il ritorno a Venezia dell’artista inglese dopo The Overwhelming World of Desire alla Collezione Peggy Guggenheim nel 2003, e ribadisce il crescente interesse della Fondazione Giorgio Cini per l’arte contemporanea.
«La Fondazione Cini è nota soprattutto per il suo impegno nella valorizzazione dell’arte antica, e in particolare veneta – afferma il Segretario generale Pasquale Gagliardi – ma ha anche dato periodicamente contributi decisivi e di altissimo livello alla promozione dell’arte contemporanea: basti pensare alla grande mostra di Henry Moore del 1995, agli straordinari saggi sull’arte contemporanea di Rodolfo Pallucchini – direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Cini dal 1972 al 1989 e organizzatore della memorabili Biennali d’Arte veneziane del dopoguerra –, raccolti e pubblicati lo scorso anno, alla recente mostra Penelope’s Labour dedicata ai tappeti e agli arazzi d’oggi. Il progetto Marc Quinn, che segue di pochi mesi l’inaugurazione di Fragile? e l’apertura de ‘Le Stanze del Vetro’ all’arte contemporanea, è quindi profondamente coerente, da un lato, con le tradizioni della Fondazione Cini, dall’altro con la sua propensione all’innovazione, anche la più provocatoria (come il ritorno in facsimile de Le nozze di Cana di Veronese nel Refettorio palladiano)».
Marc Quinn ha iniziato la propria carriera esplorando alcuni temi privilegiati, quali il rapporto tra arte e scienza, il corpo umano e i suoi meccanismi di sopravvivenza, la vita e la sua conservazione, la bellezza e la morte. Quinn descrive la mostra come «un’esplorazione del rapporto con il nostro corpo e con il mondo fisico e culturale che ci circonda, cosa significa vivere in un mondo che è reale e virtuale al tempo stesso».
Nella mostra è possibile ammirare, in uno spettacolare allestimento concepito appositamente per l’Isola di San Giorgio, il ciclo Evolution (2005-07). Questa serie di dieci monumentali sculture di marmo color rosa carne, raffiguranti feti di varie dimensioni in diverse fasi della gestazione, è disposta lungo la discesa che conduce dallo Squero, dove in precedenza si costruivano le barche, all’acqua: un inno al mistero della vita che emerge dalla laguna.
Un altro omaggio alla natura sono le cinque colossali conchiglie della serie The Archaeology of Art che sembrano chiedere se la volontà di creare arte sia intrinseca nella natura. Forme perfettamente simmetriche, create dalla natura, che celano una strana intelligenza e paiono seguire un ordine a loro superiore. Enormi in termini di dimensioni, ma estremamente dettagliate, queste conchiglie sono tra gli oggetti stampati in 3D ad alta definizione più grandi del mondo, il risultato di un codice digitale emesso da un computer sulla base del codice biologico del DNA che ha creato gli originali. Le conchiglie scolpite nel bronzo giacciono in riva al mare, come cullate dalla marea.
Infine sarà possibile ammirare una reinterpretazione dell’opera monumentale dell’artista Alison Lapper Pregnant, installata nel settembre 2005 sul quarto plinto al centro della londinese Trafalgar Square (2005-2007). Breath (2012), disposta in prossimità della Basilica di San Giorgio Maggiore per accogliere i visitatori della Fondazione, è una versione gonfiabile dell’originale alta 11 metri. L’opera è stata anche il pezzo principale della cerimonia di apertura dei Giochi Paralimpici di Londra. Breath sembra descrivere il viaggio di un’immagine che diventa parte del discorso culturale, un’immagine senza confini di scala, sorretta dall’alito di chi ne parla, una forma empirica, tanto quanto i famosi autoritratti eseguiti da Marc Quinn con il suo stesso sangue congelato.
Una scultura di alluminio su grande scala, intitolata The Sound of Silence (2013) è un’installazione mobile di aeroplani e incidenti aerei che volteggiano nell’aria senza mai sfiorarsi. Un’esplosione violenta sospesa nel silenzio, quest’opera rappresenta una diapositiva di un disastro muto, una manifestazione di una delle nostre paure contemporanee più cupe, dal movimento tuttavia ipnotico. Infine, tra le opere inedite, Quinn debutta con una nuova edizione della sua serie Flesh Paintings, iniziata nel 2012, per esplorare il dualismo della bellezza e della repulsione evocate dalla raffigurazione astratta di carne cruda marmorizzata ed enfatizzata.
La nuova opera è un grande olio su tela intitolato The Way of All Flesh (2013), che vede come protagonista la modella incinta Lara Stone su uno sfondo di carne cruda, a sottolineare l’origine e il fatalismo impliciti nella vita stessa.
«Le opere di Marc Quinn sono proiettate verso il passato e verso il futuro, dalla nascita alla morte. Sono immagini fluttuanti che raffigurano il corpo, la carne, la felice riproduzione della sua contemplazione, sia in senso positivo che negativo. Esteriorizzano i desideri intimi e le immagini mentali dell’essere umano che transita da una condizione sessuale all’altra e abbracciano sia la vita interiore che quella esteriore – afferma il curatore Germano Celant – Quest’importante mostra personale della Fondazione Giorgio Cini intende contestualizzare la produzione più recente di Quinn per fornire una maggiore comprensione della sua arte, intesa come arte di incarnazione, che mette in primo piano i valori visivi e tattili, mirati alla natura, all’essere umano, ma anche alla luce e alla retina che la filtra.»
Il lavoro concettuale di Quinn si realizza attraverso scultura, pittura e installazioni. Il forte interesse dell’artista per la capacità di metamorfosi sia della natura che della vita umana lo guida verso un’attrazione per la spiritualità innata dell’uomo. Quinn mette in discussione i codici della natura attraverso l’utilizzo di materiali che non accettano compromessi, quali: ghiaccio, sangue, marmo, vetro e piombo. Attraverso l’utilizzo di tali materiali le opere di Quinn esplorano vita, morte, sessualità e religione in modo poetico e allo stesso tempo provocatorio. Quinn trasforma l’atto del semplice osservare, forzando lo spettatore a mettere in discussione quanto lo circonda, spingendolo verso l’ignoto, per favorire la riscoperta.
In parallelo a Marc Quinn, Skira pubblica per l’occasione una pubblicazione importante, intitolata Marc Quinn Memory Box, a cura di Germano Celant. Il volume di 520 pagine in lingua inglese comprende una conversazione tra Quinn e Celant e delle interviste storiche di Quinn risalenti al 1994. Marc Quinn Memory Box sarà disponibile online e presso la Fondazione Giorgio Cini.
Per maggiori informazioni su Memory Box: www.skira.net.